venerdì 7 febbraio 2014

Heidi: 36 anni e non sentirli




Naaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! non ci posso credere.
36 anni fa, 7 febbraio 1978, veniva trasmessa la prima puntata di un cartone animato che sarebbe diventato un cult degli anni '80, '90 e addirittura fino ai giorni nostri.
"Arupusu no shōjo Haiji", letteralmente "Heidi, la ragazza delle Alpi".

Son cose.
Per molti di noi è stato come Peppa Pig anche se con facce in prospettiva e non orizzontali.

Questo appassionante cartone animato - reso celebre soprattutto dalla sigla con le caprette che fanno ciao, dalla signora Rottenmeier e dal suo nonno con la barba bianca come il latte - ha attraversato indenne la computer grafica e l'animazione in 3D.
E poi soprattutto tanti cantanti, attori, scrittori e comici si sono ispirati alla storia della montanara amica degli animali.

Mi piace pensare che la mia generazione ha già dei figli che possono vedere gli stessi cartoni animati con cui i genitori son diventati grandi.
Mio papà dai 4 ai 14 anni non aveva neanche la radio.


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@luterronpower

mercoledì 5 febbraio 2014

Salgo sulle spalle dei giganti




Erano passati circa dieci anni dalla mela cotta in caduta libera.

Stava perfezionando metodi e approcci matematici, calcoli differenziali, logaritmi che avrebbero fatto impazzire studenti negli anni avvenire, lenti acromatiche, telescopi a riflessione, meccanica celeste.

In una lettera del 5 febbraio 1676 (338 anni fa) Newton scriveva al suo amico/nemico Robert Hookes una famosa frase medievale "Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle dei giganti".
Dopo la sua morte l'intera umanità è salita sulle sue spalle e ha visto molto più in là.

Circa 5 anni fa mi capita tra le mani un romanzo pesantissimo con massa a riposo di circa 2 kg, ai limiti della portata di peso delle mensole IKEA.
Il Cavallo Rosso di Eugenio Corti.

Un romanzo narrato con occhi di chi ha visto veramente. Voglio dire un seppur geniale Harry Potter - ma frutto della fantasia - è diverso da un romanzo dove anche i 5 sensi hanno preso parte.
E poi c'è il fattore cuore. Si scrive con le mani certo, si scrive con la testa, ma il cuore lo vedi proprio: è proprio quello il momento in cui lo scrittore lo senti come una parte di te.
Il momento in cui anche se i fatti risalgono alla seconda guerra mondiale, alla spedizione italiana in Russia, e poi oltre fino al dopoguerra, non riesci a toglierteli di dosso come una cazzo di maglietta bagnata dopo una partita a calcio sotto la pioggia.

C'è di tutto in questo libro. Certo, un libro che implica "mi prendo un mese e lo leggo".
C'è di tutto: dall'amore alla famiglia, dalla guerra fino alla sofferenza, si intuisce un bene per sempre, la voglia di vivere, il desiderio di bene, il perché della vita e forse anche il significato del mondo...

Oggi Eugenio Corti è morto nel più assoluto silenzio. Lui, uno dei pochi fortunati tornato sano e salvo.
Forse meritava il premio nobel.


Non ho fatto la spedizione in Russia ma ho visto più lontano perché sono salito sulle spalle di un gigante.




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@luterronpower

martedì 4 febbraio 2014

La cultura del lamento


Al di là di Letta,
Confindustria e disfattismi,
una cosa è certa.
La cultura o il movimento del lamento avanza inesorabilmente.

A lavoro, sugli autobus, nelle mense, negli uffici, a casa, al bar, nei ristoranti, sui banchi di scuola, nelle aule professori, nei parlamenti, nel pubblico e nel privato, nelle aziende a girone unico, ovunque.

Ci si lamenta, si pontifica, si fa oppressione compulsiva e polemica a priori.
Perché in fondo non va questo, non va quest altro, non , non , non , , , , , ,,,,,,,,,,,,

Non sono un paladino del movimento del "tutto positivo" a priori e neanche del "non voglio vedere" e quindi non c'è. Lo facciamo tutti, su tutto, ci lamentiamo, pensiamo alla benzina, alla spesa, alla macchina, ai figli, alla casa, alla vita, agli amici, ai social network, alle, alla al, la, , , , , , ,,,,,,,,,

Oggi, di nuovo, le cose che ci stanno più care, ci sono. E anche quelle meno care.
Oggi il lamento si batte.
Oggi la vita è meravigliosa.





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@luterronpower

lunedì 3 febbraio 2014

Le mani alzate



Ieri mio figlio era a terra che giocava nel suo mondo e a un certo punto mi ha guardato e, allungando le mani, ha ondeggiato un pelino con la testolina.

Mi ha fatto capire che voleva essere cagato, preso in braccio.

Ma da grandi, da adulti, quanto daremmo per avere quello sguardo e quelle mani alzate?
E soprattutto, quanto daremmo per avere uno che ci prenda, ci prenda e basta.
Ehi, non è roba da teneri o sentimentali, è così.

Buona ricerca, siamo in tanti.

P.S. ci sono stati altri 3 motivi per cui ieri ha alzato le mani, ma era un segno di gioia, uno per ogni goal all'Inter. Ma lo ha fatto per imitazione........


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@luterronpower