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giovedì 21 novembre 2019

Tik Tok de mammata


Da un paio di mesi pubblico video (non miei) su Tik Tok.
Tanto per cambiare lo faccio con l'account "se non rido non vivo".

Per capire quanto Tik Tok sia sulla cresta dell'onda dico solo che, non più tardi di un mese fa, pagava 5 Euro (5,50 dollari) ad ogni nuovo account che facevi iscrivere con un tuo codice identificativo.
L'ho testato anch'io, 3 nuove iscrizioni che mi hanno fatto guadagnare 15 euro su PayPal.

Da gennaio 2019 ad oggi è la terza App più scaricata dell'anno, 614 milioni di download.
La più scaricata è whatsapp, la seconda messenger.
E non pensate ci siano solo i ragazzi dagli 11 ai 19 anni, no eh.
Schiere di adulti popolano la scena. Genitori che supportano i figli piccoli, o figli piccoli che aiutano gli adulti nei video. Scene patetiche molte volte: tentativi di darsi un tono più giovane con i modi di fare, i gesti da seguire, le canzoni da cantare, qualche vestito corto, qualche tetta che vaga, qualcuno ci prova con i muscoli, qualche mamma che fa la mamma e qualche mamma che non fa solo la mamma.

Insomma Tik Tok de mammata. Ma tant'è.
Per farla breve col dito scorrete la home degli account seguiti o consigliati da Tik Tok, la schermata copre tutto lo schermo (non puoi vedere più di un post alla volta). Un continuo sali scendi di clip video di diversa durata con musica soprattutto.
Farciti di mille effetti, effetti che devo dire rendono molto meglio rispetto a un instagram o facebook.

Poi si possono fare i duetti con i video degli altri. Un video postato da me può essere riutilizzato come parodia o esempio per un altro account, in una schermata divisa in due. Per cui scorrono contemporaneamente i due video uno di fianco all'altro: come fosse una doppia intervista.
Alcuni video virali sono il frutto di una semplice ironia (come possono far ridere dei duetti tra facce diverse, momenti diversi, vestiti differenti) e altri sono costruiti ad arte.
Poi - come tutte le cose - ci sono le mode, per cui su un pezzo di musica nasce una challenge. Una sfida a colpi di lip sync (sincronizzazione delle labbra: dire le parole senza cantarle) o di gesti.
A chi lo fa meglio o a chi lo fa peggio eh.

Lo slogan è sempre lo stesso ovviamente, ed è lo stesso per cui un italiano su due sta tutto il giorno sui social: la visibilità paga. Paga anche in denaro eh, non giriamoci attorno.

Quando eravamo piccoli il sogno poteva essere quello di andare in tv, di diventare famosi come un calciatore o un cantante, di farsi leggere una lettera da Paolo Bonolis a Bim Bum Bam, di essere visibili.
I social hanno dalla loro la facilità di essere contemporanei in più posti. Se sei il personaggio di un video virale sei sempre tu in posti diversi rimbalzato da server mondiali.
Fai ridere magari il cinese, il lituano o il boliviano a 4000 metri d'altitudine.
I ragazzini di oggi sognano di diventare dei pezzi grossi sui social, dei creator originali, degli influencer, youtuber.
Che poi se aumentano gli influencer vuol dire che aumentano gli individui che si lasciano influenzare. Che nessuno sa più cosa cazzo vuole?
Scusa, perché? me lo deve dire un altro quello che io vorrei?
Che non son capace di influenzarmi da solo?

Forse è sempre stato così, intendiamoci. E i sogni cambiano il risultato non cambia.
Ma abbiamo preso una direzione inarrestabile.
Purtroppo devo proprio dirlo pur usandoli un casino: com'era bello il mondo quando eravamo in pochi ad usare i social.

La soluzione sarà un nuovo social e vedrete le risate che ci faremo.