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giovedì 6 marzo 2014

Un anno per Bergoglio



Anno Papale numero uno.
Sarò breve, come al solito.
Questo Papa piace molto e sempre di più.
Piace all'ateo comunista, al cattolico febbricitante, al catto-comunista spiritualistico, al catechista, al giovane o vecchio prete, alla donna casalinga, alla donna top manager, al giornalismo bieco, al tipo soldi spicci con il cane, al materialista, all'idealista, al finto moralista, al filo-americano, al filo-sovietico, a quelli di Lottai da Comunista, al popolare, ai vecchi che giocano a carte nei bar, agli ultras, ai negozianti, ai poveri, ai dimenticati da tutti.

Semplicemente perché è se stesso. Non ha bisogno di nascondere nulla di quello che è.
Ok, forse sto usando troppi accenti o relative.
E tutti quelli che dicono: "meglio papa Francesco che Benedetto". Benny XVI è stato talmente se stesso che ha preso la decisione che tutti conosciamo. Per me quelli che dicono così guardano solo il lato sentimentale della vicenda: guidare circa un miliardo di persone, con la responsabilità di essere l'unica religione rivelata...eh beh....!!!

Essere se stessi vuol dire che lasci spazio a qualcosa d'altro.
Abbiamo bisogno di persone così.
Da piccolini lo eravamo per natura, come quando ho spento la prima candelina.

Mario Jose Bergoglio spegne una candelina.
Ma non quelle elettroniche delle chiese moderne.
Questa è reale.



mercoledì 5 marzo 2014

Un giudizio su "La Grande Bellezza"











Ho visto "La Grande Bellezza" di Sorrentino.
Un film soprattutto strano, di quei film che non siamo abituati a vedere, un film che a tratti ricorda espressioni poetiche di Montale.

Ma un film strano proprio perché non è facile mettere assieme la contraddizione e la bellezza. Il tentativo di Sorrentino è riuscito secondo me.
Per alcune scene sembra scorrelato e sfilacciato, come se ci fossero dei fulmini a ciel sereno, queste sono le contraddizioni. E la bellezza viene principalmente evidenziata sotto forma di fotografie della città eterna con scene geniali da lasciare comunque stupito un incredulo spettatore. E poi la bellezza del corpo femminile fatto vedere in tutte le salse, con carrellata di minne eterne, quelle della Ferilli.

Non voglio svelare il finale ma questa contraddizione si vede maggiormente nelle ultime scene: nessuno è salvo da questa contraddizione. La suora, Jep Gambardella, il Cardinale, gli uccelli sul balcone.

Tutti cerchiamo la felicità. E nel film questo si vede, anche se ristretto al microcosmo della borghesia romana, fatta di sballo, droga, sesso, alcol, vivacchiare di facciata, cocaina.
E, non a caso, Sorrentino sceglie persone che hanno già tutto e sono stanche di avere tutto.
A un certo punto del film, il personaggio principale, chiede a un suo amico: "riesci a far scomparire anche me", riferendosi all'amico che fa scomparire una giraffa con un numero di magia.

In questo film, l'ennesimo certamente, si capisce cosa voglia dire "avere tutto ma perdere se stessi".
Ma Jep e la suora di 104 anni, verso la fine, come due rette parallele, saranno messi volutamente in contrasto.
Gli sguardi di Jep e della suora questa volta sono sereni, in pace.

Questo film non si può bollare semplicemente con "Non si capisce un bel niente".
Se vi piace stare nel mondo dei sogni andate a cagare guardando "Inception"; ah beh, e comunque non c'avete capito un cazzo.



Sargenisco

martedì 25 febbraio 2014

Il Ritorno del Re(nzi)













Ieri nelle aule che contano, Aragorn ha fatto il suo ritorno, del Re appunto.
Come nell'ultimo film della sega di Peter Jackson sulla saga di Tolkien,
il Matteo nazionale mano in tasca e grattatine di testa, sfoggia a braccio il suo discorso, a volte quasi ricordando un'arringa da principe del foro, italico appunto.

Aragorn Renzi ottiene la fiducia con un discorso contro il Sauron capitanato da nani a cinque stelle. A favore di Renzi ricordiamo gli immor(t)ali Elfi "Elfaniani" e gli Hobbit della Contea PD.

Il discorso è stato talmente lungo da poter far compagnia da Torino fino a Piacenza....

Ecco i passaggi iniziali del suo speech:
"(..) viviamo un tempo di grande difficoltà, di struggenti responsabilità e abbiamo la necessità di recuperare il coraggio, il gusto e anche il piacere di provare a fare dei sogni più grandi rispetto a quelli che abbiamo svolto sino ad oggi e contemporaneamente accompagnarli da una concretezza puntuale, precisa. 
(...) vorrei iniziare con una citazione della bravissima Gigliola Cinquetti: non ho l'età. E fa pensare che oggi davanti a voi siamo qui non per inseguire un record anagrafico, non per allungare di una riga il nostro CV, non per toglierci qualche soddisfazione personale: siamo qui a chiedervi la fiducia, e oggi chiedere la fiducia è un gesto controcorrente. (...) si fatica a dare fiducia nel rapporto quotidiano con le persone, con i colleghi di lavoro; le persone che stanno fuori da quest'Aula sanno che chiedere la fiducia oggi è sempre più difficile. Non va di moda la richiesta della fiducia."

Non tengo particolarmente a Renzi, ma come nel Signore degli Anelli, posso solo augurargli di avere una compagnia come quella dell'anello.
Compagnia, sulla carta debole e multirazziale, ma con uno scopo comune.
La distruzione dell'anello, vedi debito disoccupazione sistema burocratico crisi angoscia.....

In una compagnia così ci sarebbe il giusto spazio per l'iniziativa personale, per il contributo di ognuno, perché come dice Ron "non abbiamo (più) bisogno di parole" ma passiamo direttamente ai "periodi" concreti.

Rimbocchiamoci tutti le maniche,
Praticamente vorrei vedere in giro solo gente con la canotta antifiga.

La battaglia è appena cominciata.








GUARDA ANCHE:
Renzi ha girato la ruota
Renzi e il cambio in panchina




Paolo

martedì 18 febbraio 2014

Renzi pronto al lancio



La salita sul palcoscenico più caldo d'Italia ha dell'incredibile.
Non ci sarebbe bisogno di un'attenta analisi o di un medio background politico per capire che Renzi dia l'impressione di essere stato "appoggiato" dentro al cannone del circo mediatico.
3 2 1 via e la miccia innesca l'esplosione e il lancio.....

Spingiamolo dentro e vediamo come va, cosa importa di Letta, cancellato, ficchiamolo dentro, potrebbe fare come Icaro oppure dimostrare di essere in grado di guidare il volante dell'ibridamente politica Italia.

Che poi siamo arrivati ad un punto che quasi quasi ci fa piacere addossare la responsabilità su un volto semi nuovo che "cambi" dal di dentro tutte le cose negative.

Ma, il modo in cui lo spettacolo si è palesato davanti ai nostri occhi, fa sorgere almeno un paio di domande:
Chi c'è veramente dietro al palcoscenico?
Questa mossa, per caso, rappresenta un modo "elegante" per far bruciare Renzi da solo?

Di sicuro, Littizzetto & Co. useranno in moto perpetuo l'assist che proviene da questo nuovo scenario politico.

Rullo di tamburi, il cannone ha lanciato Renzi, occhi tutti addosso, senza paracadute.


Guarda anche gli altri post su Renzi: 


venerdì 14 febbraio 2014

Renzi e il cambio in panchina.




Di solito negli sport di squadra, chi è più in forma viene schierato, no?
Io, tutto sto Renzi in forma non è che l'abbia visto. Ma tant'è.

Bisogna prendere atto che Renzi in questo momento si trova sulla cresta di un'onda.
Si sente in forma, si sente di proporre, si sente di rivoluzionare, di cambiare.
Vuole farci uscire dalla palude.

A priori sarebbe un gesto onorevole. Ma, solo a priori.
Pensandoci bene, la pazienza degli italiani è al countdown.
La parola "lavoro" è al primo posto nei motori di ricerca e, nelle chiacchierate tra conoscenti, ha superato di schianto la parola "figa".
Il malessere incombe farcito di luoghi comuni e false chimere.
La rabbia e l'istinto si avvicendano come Baggio e Del Piero ai mondiali di Francia '98.

I tempi si restringono, questo lo tenga presente signor Matteo Renzi. Mentre una volta si poteva dare del tempo ad eventuali cambi in corsa o a proposte di cambiamento, adesso il sindaco di Firenze non ha solo un paio di osservatori internazionali che vanno allo stadio per vedere la "stella nascente"....No.
Adesso son cazzi.
Stop sbagliato o gol facile mancato e milioni di osservatori (critici, cinici, politici, giornalisti, vespiani, SanToro e SanRemo incombenti) saranno pronti a confutare qualsiasi brillante slogan o ideona Renziana.

A tutte le auto convergere e in bocca al lupo.
E Letta in panchina si farà una risatina.





Guarda anche il mio post: "Renzi ha girato la ruota"

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@luterronpower

giovedì 13 febbraio 2014

Italia, paese di Santi


Siamo nella settimana dei santi più amati e odiati allo stesso tempo.
San Valentino per motivi sentimentaloidi e San Remo per motivi di emorroidi.

Il santo di Terni - decapitato sulla via Flaminia a 97 anni il 14 febbraio del 273 d.C. - è considerato in tutto il mondo il protettore degli innamorati.
San Remo non esiste come santo, ma Sanremo ha come protettore San Romolo, per cui prendetevala con lui al massimo.

Ebbene, diciamocela pure tutta.
La sete di consumismo a braccetto con la voglia di dare (e fare) spettacolo ad ogni costo abilitano a fare, a dire, a pensare, cose al limite della fantasia umana.

L'amore è una cosa seria, talmente seria, che basterebbe un secondo solo per dare senso a tutta la vita.
La TV è una cosa seria, talmente seria, che non basterebbe una vita intera.

Per cui albergatori, ristoratori, cantautori, porno-attori, editori, critici cinici e stitici, avanti con penna pizza cuori piccioni chitarre e mandolini...create pure la solita fiera del moralismo bieco e del finto perbenismo.
Io, il bacio perugina me lo mangio con attorno tutta la cartina.

Ciao proprio.


mercoledì 12 febbraio 2014

Faccia a Faccia Renzi Letta


Renzi e Letta: dai rutti ai fatti













Che succede signori della giuria?
Vostro onore si sta facendo un gran casino sull'eventuale cambio della guardia alla guida del paese.
Siamo ormai abituati alla apertura dei Tg e dei giornali sul rocambolesco scambio di facciate e di idee tra i due personaggi politici del momento. O meglio, sotto i riflettori.

Eh, badate bene, c'è della differenza. Essere sotto i riflettori molte volte vuol dire cavalcare onde che si propagano da chissà dove ma verso un sentimento comune, dato ovviamente dai media, potere assoluto e relativo.

Renzi e Letta mi ricordano due famiglie che arrivano nello stesso momento su una spiaggia affollatissima. 
Allora, pian piano, si mette l'asciugamano a terra e si pianta l'ombrellone in un fazzolettino di terra. E poi lentamente, senza quasi farsi vedere butti un paio di ciabatte più in là per ampliare (e marcare) il territorio.
Renzi butta l'asciugamano, e apre un lettino a metà (per non farsi notare più di tanto) mentre Letta ha giù l'ombrellone e un paio di sedie.
Chi dei due avrà occupato più spazio?
In questo turbinio di forze e interforze, di solito ci si ritrova con un terzo incomodo; già...colui che osserva da lontano, pondera e poi gode delle conseguenze.
Tra due litiganti il terzo gode dice uno dei proverbi più bramati in ambito politico.

Non abituiamoci facilmente, altri colpi di scena (o presunti tali) verranno al pettine.

Se lo slogan di sempre è stato: "La prima politica è vivere",
parafrasando, lo slogan più adeguato di questo momento storico è: "La prima politica è ridere"......

Intanto Penelope tesse la sua tela

lunedì 10 febbraio 2014

Tutti come Mario Balotelli














La partita di sabato sera vedeva il Napoli contro il Milan.
Giornali e TV hanno immortalato - in tutte le salse - le lacrime di un ragazzo di 24 anni all'apice del successo mediatico/gossipparo/baristico.
Mario Balotelli, sostituito, si siede in panchina e poco dopo scoppia in un pianto inarrestabile.

A questo punto si salta sul carro e Barbaramente - alla d'Urso - tutti ci si lancia all'arrembaggio per spiegare la causa di questa farsa mandata in scena da questo n-esimo attore non protagonista con sceneggiatura non originale.
Sarà per la Pia, la Fico, "eh ma si loro abitano a Napoli", le decisioni importanti, la vita strana,  il calcio giocato, sul campo da leoni ma nella barca come "vita di pi", eccetera eccetera eccetera.

Comunque vada giudicato la panchina è stata il palco di uno spettacolo d'umanità.
La vita è unica, non si può vivere a compartimenti stagni.

Di questo ha bisogno il calcio? Di questo ha bisogno la TV?
Di questo si deve parlare per lo share, per i diritti tv, per i milioni di euro?

Siamo di fronte all'n-esima conferma che puoi guadagnare tutto il mondo, soldi sudati o no, donne vere o finte, macchine turbo sticazzi, case piene di tutto ma vuote di significato......e poi ci perdiamo i meglio....
noi stessi.

Quando la vita ci chiede il conto, le mance non le decidiamo noi.
Caro Balo, benvenuto nel Club, che non è solo il Milan.




Guarda anche il mio post su Cristiano Ronaldo "Un Pallone d'Umano"
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@luterronpower

venerdì 7 febbraio 2014

Heidi: 36 anni e non sentirli




Naaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! non ci posso credere.
36 anni fa, 7 febbraio 1978, veniva trasmessa la prima puntata di un cartone animato che sarebbe diventato un cult degli anni '80, '90 e addirittura fino ai giorni nostri.
"Arupusu no shōjo Haiji", letteralmente "Heidi, la ragazza delle Alpi".

Son cose.
Per molti di noi è stato come Peppa Pig anche se con facce in prospettiva e non orizzontali.

Questo appassionante cartone animato - reso celebre soprattutto dalla sigla con le caprette che fanno ciao, dalla signora Rottenmeier e dal suo nonno con la barba bianca come il latte - ha attraversato indenne la computer grafica e l'animazione in 3D.
E poi soprattutto tanti cantanti, attori, scrittori e comici si sono ispirati alla storia della montanara amica degli animali.

Mi piace pensare che la mia generazione ha già dei figli che possono vedere gli stessi cartoni animati con cui i genitori son diventati grandi.
Mio papà dai 4 ai 14 anni non aveva neanche la radio.


Ti potrebbe interessare anche il post Povera Peppa Pig




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@luterronpower

mercoledì 5 febbraio 2014

Salgo sulle spalle dei giganti




Erano passati circa dieci anni dalla mela cotta in caduta libera.

Stava perfezionando metodi e approcci matematici, calcoli differenziali, logaritmi che avrebbero fatto impazzire studenti negli anni avvenire, lenti acromatiche, telescopi a riflessione, meccanica celeste.

In una lettera del 5 febbraio 1676 (338 anni fa) Newton scriveva al suo amico/nemico Robert Hookes una famosa frase medievale "Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle dei giganti".
Dopo la sua morte l'intera umanità è salita sulle sue spalle e ha visto molto più in là.

Circa 5 anni fa mi capita tra le mani un romanzo pesantissimo con massa a riposo di circa 2 kg, ai limiti della portata di peso delle mensole IKEA.
Il Cavallo Rosso di Eugenio Corti.

Un romanzo narrato con occhi di chi ha visto veramente. Voglio dire un seppur geniale Harry Potter - ma frutto della fantasia - è diverso da un romanzo dove anche i 5 sensi hanno preso parte.
E poi c'è il fattore cuore. Si scrive con le mani certo, si scrive con la testa, ma il cuore lo vedi proprio: è proprio quello il momento in cui lo scrittore lo senti come una parte di te.
Il momento in cui anche se i fatti risalgono alla seconda guerra mondiale, alla spedizione italiana in Russia, e poi oltre fino al dopoguerra, non riesci a toglierteli di dosso come una cazzo di maglietta bagnata dopo una partita a calcio sotto la pioggia.

C'è di tutto in questo libro. Certo, un libro che implica "mi prendo un mese e lo leggo".
C'è di tutto: dall'amore alla famiglia, dalla guerra fino alla sofferenza, si intuisce un bene per sempre, la voglia di vivere, il desiderio di bene, il perché della vita e forse anche il significato del mondo...

Oggi Eugenio Corti è morto nel più assoluto silenzio. Lui, uno dei pochi fortunati tornato sano e salvo.
Forse meritava il premio nobel.


Non ho fatto la spedizione in Russia ma ho visto più lontano perché sono salito sulle spalle di un gigante.




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@luterronpower

giovedì 30 gennaio 2014

Sunday Bloody Sunday e quel 30 gennaio















Nel 1992 ricevo in regalo il mio primo CD degli U2 che conservo ancora da allora.
Si chiamava Acthung Baby.
Avevo 14 anni, cresciuto a calcio stradale, bombe carta homemade, bici BMX anche per andare in bagno, musica di tamburelli nel DNA e videogiochi SEGA da bar. I tasti del lettore CD non erano touch.

La mia storia d'amore con gli U2 ha il suo Big Bang quando inizia la terza traccia con un riff spettacolare di The Edge. E fu One e fu mattina.

Dopo fu tanta roba copiata - non c'era internet, non c'erano muli o torrenti, il prestito andava per la maggiore. Da CD copiavo su musicassette con dolby e "occhio a quando finisce la traccia".

Scopro che la band faceva i primi passi alla fine degli anni settanta e che avevano già pubblicato altri 5 album. Me li faccio tutti con flebo giornaliere rompendo i coglioni perché le cuffie non le avevo e quindi, dopo tanti anni, posso dire che ho fatto conoscere gli U Due anche ai vicini cresciuti a botte di Pupo e Raffa Carrà.
Si apre un mondo. Mi imbatto in Sunday Bloody Sunday, uno dei capolavori dei suddetti, fatta di rabbia, cuore e speranza. Si trova in War (pubblicato nel 1983), il loro test d'ingresso - ampiamente superato - per accedere al già inflazionato mondo della musica internazionale.

La Domenica, quella brutta domenica. La domenica del 30 gennaio del 1972 quando l'esercito britannico piombò con i paracadutisti e aprì il fuoco su una folla di manifestanti uccidendone 14 e ferendone altrettanti.
Una delle pagine più drammatiche nella storia dell'Irlanda del Nord.
Bono Vox, la voce degli U2, nel '72 aveva undici anni.

Il testo lo scrive dieci anni dopo ma quel ricordo non si può cancellare.
Infatti, molti anni dopo dichiarerà: "...non è una rebel song ma è la reazione incredula e scandalizzata di un giovane, cresciuto con una madre protestante e un padre cattolico nella Repubblica d'Irlanda, di fronte all'odio e alla violenza che divide coloro che dovrebbero essere uniti nel nome di Dio".

Nel ritornello di Sunday Bloody Sunday la domanda "How long, how long must we sing this song?" - "per quanto tempo dovremo cantare questa canzone?" - si sente nuovamente nell'ultima traccia di War - "40" (cioè il Salmo 40 della Bibbia) - dove Bono canta più volte "How long to sing this song?".

Dopo molti anni leggo un pezzo mooooolto bello di un'intervista fatta a Bono: "A Dublino sono cresciuto ascoltando la collezione di dischi di mio padre: La traviata, Tosca, Il barbiere di Siviglia. Il nostro era un temperamento latino: furiosi di fronte a un’ingiustizia, amanti della vita, del buon cibo, del bere, dell’amicizia e della famiglia".

Caro Bono io sono cresciuto ascoltando anche la tua musica. Non mi sbagliavo.
Un piccolissimo momento di verità raggiunta e detta.





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@luterronpower