lunedì 16 dicembre 2019

Zalone l'ultimo stereotipo italiano



Di Zalone mi piace il suo stile inimitabile.
Riesce a cogliere - come nessuno - le debolezze di un sistema politico/economico/sociale.
Mi piace il suo modo di toccare argomenti che ormai in tv non si possono toccare nemmeno con un fiore.

Checco Zalone esalta le tematiche, le gira e le rigira tirando fuori l'umano. L'umano inteso come la natura di ognuno, alla fine - si potrebbe dire - siamo fatti così come lui ci rappresenta.
L'ultima polemica sul trailer di Tolo Tolo - titolo del film di Zalone in uscita a gennaio - mi aiuta ancora di più a capire le ragioni del successo del mio corregionale anche se di polignano a mare (:D).

Perché finché si potranno affrontare le piaghe sociali ed economiche con un po' d'ironia allora si potrà  "vivere", vivere ridendo, respirare a pieni polmoni qualche stereotipo italiano che rende unico il Bel Paese, forever and ever.
I grandi della comicità italiana del passato hanno vissuto in periodi attraversati da guerre (a cavallo o subito dopo), o comunque in cambiamenti drammatici del tessuto sociale/politico, movimenti politici e richieste di diritti.
Ridere anche nelle (e delle) tematiche socialmente mainstream del momento fa di Zalone un grande personaggio sulla scena italiana (pur non capendo cosa cazzo significhi).
L'ho già detto everywhere ma quanto mi piacerebbe fare un film con Zalone, fare una cena con Zalone, anche solo fumare una sigaretta o mangiarmi due calzoni gialli fritti alla fermata del treno.

Finché sarò tra quelli che ridono per una battuta di Zalone allora mi sentirò di sana e robusta costituzione.


martedì 10 dicembre 2019

Ma quali differenze tra Nord e Sud?







Come ogni anno con le feste natalizie si rincorrono e si scontrano le solite opinioni sui soliti argomenti che – diciamocelo – alla fine ci piacciono pure e tanto.
Uno di questi è la differenza tra nord e sud. Sì, avete capito bene: tra terroni e polentoni, tra i meridionali e la gente del nord. Ma non è giusto dire “differenze” perché non esiste una linea geografica di confine e che sia univoca. Per alcuni il nord comincia sopra il fiume Po, per altri sopra Bologna o Firenze, che poi son gli stessi per cui il sud è da Napoli in giù o da Roma in giù considerando il quadrato costruito sull'ipotenusa.

Cercherò di dimostrare questa sottile visione diversa della realtà.
Che - come ovvio - fa parte della natura dell’uomo. Ogni uomo è nord e sud.
Per cui direi userei il termine “inclinazioni”, modi di essere, le differenze le lasciamo a Indovina Chi.

La prima regola fondamentale che serve per dimostrare tutto il resto è la seguente doppia verità:

  • non si può trovare in natura un uomo (o una donna) che sia un perfetto meridionale
  • non si può trovare in natura un uomo (o una donna) che sia un nordico perfetto”.


Semplicemente non esiste il puro meridionale così come non esiste il puro polentone.
Quindi L’assioma primo del comportamento umano permette che un meridionale possa avere dei comportamenti propri di uno del Nord. Lo stesso assioma ci dice che un polentone (anche quelli che tendono alla perfezione) debba avere una percentuale – seppur piccola – di inclinazione meridionale.
Badate bene, sembra una cazzata ma non lo è.
“tu sei proprio un coglione meridionale Paolo”, starete pensando.
Ma ci vediamo alla fine dell’articolo per tirare le somme.

Secondo gli stereotipi uno dei tratti distintivi di un meridionale è la sua “capacità” di far caciara, di far casino o nella sua accezione positiva “quell’inclinazione tipica a sdrammatizzare”. Ma attenzione, qui viene il bello della mia teoria.
In alcune circostanze anche quelli del nord tirano fuori questa “capacità”, che non vuol dire essere capaci ma tutt’altro, anche goffamente eh, non si butta via nulla, solo che al nord risulta solo un po’ più difficile  trovare un punto d’appoggio per fare casino, bordello, animare. Cioè esiste un freno intrinseco, una sorta di freno a mano tirato, perché poi quando ci si lascia andare anche quelli del nord sanno essere simpatici, ironici, minchioni come gli alter ego del sud italia.
Il freno a mano è la coscienza, nella mia teoria il freno a mano ce l’abbiamo tutti: io identifico il nord come "freno a mano", i filosofi la chiamano coscienza
Mentre l’acceleratore di emozioni, il casinista per antonomasia, il senza freni di tutti i tempi lo identifico con il cuore, la parte sud dell’uomo.

Non fate battute facili di anatomia o allusioni ai coglioni eh, anche se sarebbe bellissimo e potrei scrivere post semiseri fino al 2032. Sono serio. 
E quelli del Centro italia si fottano (scherzo eh, vi amo).

Allora dicevamo, una persona “tutto cuore” o “tutto ragione” non esiste, altrimenti l’assioma primo del comportamento umano sarebbe falso.
Pensiamo alla cucina italiana: i piatti, gli odori, il fritto, il sugo, il pesce, le salse, la carne, quelle cose lì che vi fanno pensare e identificare luoghi, circostanze, comportamenti di un individuo meridionale o del nord non possono avere un unico stereotipo. Un esempio su tutti: la parmigiana di melanzane. La parmigiana ha la coscienza di formaggio parmigiano (e parecchio pure) ma ha un cuore di melanzana. Viene fatta al forno con le melanzane che vanno prima fritte (mi raccomando). Ma la parmigiana di melanzana non è un piatto meridionale. E non è neanche un piatto del nord. E quando ci chiamano: “mangia parmigiana” o “mangia melanzane” ci fanno solo sapere che siamo fatti di nord e sud.

Al nord, il fatto che si mangi più ricercato è solo una conferma della coscienza, è l’evidenza del calcolatore che è il cervello. Se ti scappa la mano di salsina sull’acciuga o sul tomino quella è la parte di sud che prevale.
Se al sud preferisci parcheggiare nelle strisce o cercare parcheggio pur di non parcheggiare in seconda fila quello è il lato nord della tua persona che vuole prevalere. Ma non è che a quelli di Pordenone non venga in mente di parcheggiare in seconda o terza fila, o a quelli della Valsassina piaccia da morire far la coda in fila unica alle poste o all'Autogrill di stapizza.


Guardatevi in azione, dentro di noi c’è una latitudine che vorrebbe prevalere, c’è la coscienza che spinge e il cuore che frena o viceversa.

E se non si può più scherzare e ridere su nulla allora vorrà dire che 
“Meridione” e “Settentrione” saranno 2 bei nomi da dare a una parte dell’uomo che non vede mai il sole.







lunedì 25 novembre 2019

Vi ricordate quando c'era il sole?



Sardine di qua, sardine di là.
Salvini di qua, Salvini di là.

Allarmismo meteorologico di qua e di là.
Programmi TV e confronti politici molto più in là.
Tutti che fanno la cosa giusta, nessun vincitore e nessun vinto.
Populismo che riempie le piazze, contro-populismo che riempie le piazze, a favore del clima si riempono le piazze e si svuotano le scuole, sai che c'è?
Che alla fine una piazza è per sempre.
A palle piene coincidono piazze piene.

Sai che forse forse alla politica preferisco pure la pioggia?
Raga ho un'idea, scendiamo in piazza per il Sole?

giovedì 21 novembre 2019

Tik Tok de mammata


Da un paio di mesi pubblico video (non miei) su Tik Tok.
Tanto per cambiare lo faccio con l'account "se non rido non vivo".

Per capire quanto Tik Tok sia sulla cresta dell'onda dico solo che, non più tardi di un mese fa, pagava 5 Euro (5,50 dollari) ad ogni nuovo account che facevi iscrivere con un tuo codice identificativo.
L'ho testato anch'io, 3 nuove iscrizioni che mi hanno fatto guadagnare 15 euro su PayPal.

Da gennaio 2019 ad oggi è la terza App più scaricata dell'anno, 614 milioni di download.
La più scaricata è whatsapp, la seconda messenger.
E non pensate ci siano solo i ragazzi dagli 11 ai 19 anni, no eh.
Schiere di adulti popolano la scena. Genitori che supportano i figli piccoli, o figli piccoli che aiutano gli adulti nei video. Scene patetiche molte volte: tentativi di darsi un tono più giovane con i modi di fare, i gesti da seguire, le canzoni da cantare, qualche vestito corto, qualche tetta che vaga, qualcuno ci prova con i muscoli, qualche mamma che fa la mamma e qualche mamma che non fa solo la mamma.

Insomma Tik Tok de mammata. Ma tant'è.
Per farla breve col dito scorrete la home degli account seguiti o consigliati da Tik Tok, la schermata copre tutto lo schermo (non puoi vedere più di un post alla volta). Un continuo sali scendi di clip video di diversa durata con musica soprattutto.
Farciti di mille effetti, effetti che devo dire rendono molto meglio rispetto a un instagram o facebook.

Poi si possono fare i duetti con i video degli altri. Un video postato da me può essere riutilizzato come parodia o esempio per un altro account, in una schermata divisa in due. Per cui scorrono contemporaneamente i due video uno di fianco all'altro: come fosse una doppia intervista.
Alcuni video virali sono il frutto di una semplice ironia (come possono far ridere dei duetti tra facce diverse, momenti diversi, vestiti differenti) e altri sono costruiti ad arte.
Poi - come tutte le cose - ci sono le mode, per cui su un pezzo di musica nasce una challenge. Una sfida a colpi di lip sync (sincronizzazione delle labbra: dire le parole senza cantarle) o di gesti.
A chi lo fa meglio o a chi lo fa peggio eh.

Lo slogan è sempre lo stesso ovviamente, ed è lo stesso per cui un italiano su due sta tutto il giorno sui social: la visibilità paga. Paga anche in denaro eh, non giriamoci attorno.

Quando eravamo piccoli il sogno poteva essere quello di andare in tv, di diventare famosi come un calciatore o un cantante, di farsi leggere una lettera da Paolo Bonolis a Bim Bum Bam, di essere visibili.
I social hanno dalla loro la facilità di essere contemporanei in più posti. Se sei il personaggio di un video virale sei sempre tu in posti diversi rimbalzato da server mondiali.
Fai ridere magari il cinese, il lituano o il boliviano a 4000 metri d'altitudine.
I ragazzini di oggi sognano di diventare dei pezzi grossi sui social, dei creator originali, degli influencer, youtuber.
Che poi se aumentano gli influencer vuol dire che aumentano gli individui che si lasciano influenzare. Che nessuno sa più cosa cazzo vuole?
Scusa, perché? me lo deve dire un altro quello che io vorrei?
Che non son capace di influenzarmi da solo?

Forse è sempre stato così, intendiamoci. E i sogni cambiano il risultato non cambia.
Ma abbiamo preso una direzione inarrestabile.
Purtroppo devo proprio dirlo pur usandoli un casino: com'era bello il mondo quando eravamo in pochi ad usare i social.

La soluzione sarà un nuovo social e vedrete le risate che ci faremo.



mercoledì 20 novembre 2019

Se non scrivo di riscaldamento globale non vivo


Cioè dai su, oggi mi son svegliato blogger e indovinate un po' di cosa voglio parlarvi?
Proprio lui, l'argomento più mainstream degli ultimi 30 anni.
Il riscaldamento globale miei cari signori della giuria popolare.


Tutti hanno "qualcosa" da dire,
tutti hanno sentito dire "qualcosa",
insomma "qualcosa" di vero ci sarà.

E poi c'è lei, la Greta Globale che ha "quel qualcosa" da dire e lo dice anche con una comunicazione invidiabile (questo bisogna concederglielo).

Un bel paragone mi è saltato in mente sotto la doccia.
La doccia - e dovreste farvela prima di salire sulla Metro - è come guardare la pioggia dalla finestra, sono puri attimi di riflessione.

Si sta riaffacciando quel rapporto tra scienza e fede che ci ha sgretolato le palle in passato.
Non pesate proprio le parole eh, ma voglio dire che secondo me:
Greta in un certo senso rappresenta la fede mentre la comunità scientifica (quella che non ci sono prove sul surriscaldamento climatico) rappresenta la scienza.

In mezzo ci stanno quelli che si informano alla veloce su Wikipedia (che, contrariamente a quanto tutti pensino, io considero un ottimo punto di partenza per informarsi...), quelli che chiedono pareri sempre alla veloce a chi è più "curioso sull'argomento" di altri, quelli che si fanno un'idea proprio senza informarsi un minimo, quelli che sui social si schierano dove la velocità del vento è maggiore, quelli che si fermano all'apparenza di Greta, quelli che se non ci sono mai stato in America allora l'America non esiste, quelli che non si allarmano per un Porta a Porta o un Porro visto in TV.

Ancora più in mezzo ci sta la gente che attende, io sono questa gente.
Che - forse - ha compreso come le conclusioni affrettate non aiutino.
Il tempo darà ragione, il pianeta terra è un sistema molto complesso, dipende da molti fattori che un grafico, un discorso o una pagina wikipedia non riescono a sintetizzare.
Ma vi ricordate quando nessuno ne sapeva di riscaldamento globale?
Com'era bello il mondo.

No dai, scusate, non voglio abbassare il tiro.
Il clima sta cambiando a livello locale, questo è evidente. Credo sia giunto il momento in cui si debbano prendere delle decisioni a livello globale (tutti gli Stati però, non solo l'Europa che deve fare la prima della classe per forza).

Ed ora concedetemi una simpatica analogia.
Pensando alla vicenda global warming mi fa sorridere la storia dei 3 fratelli porcellini e il lupo cattivo. Tutti e 3 si costruiscono una casa, ogni casa rispecchia esattamente il temperamento di un porcellino. Quello pigro se la fa di paglia, poi c'è l'altro che se la fa di legno e poi l'ingegnere meticoloso e maniacale che se la costruisce di mattoni. Alla fine arriva il lupo e i 3 porcellini si salvano grazie alla casa di mattoni dove tutti i fratelli si riparano.

Ecco, che tu sia un lupo o un porcellino,
quando arriva il global warming tu comincia a correre.