lunedì 19 gennaio 2015

Tu chiamala se vuoi, differenza


Ormai in TV sta crescendo l'attenzione mediatica.
Opinionisti, sociologi, teologi, politici, giornalisti si alternano a vicenda utilizzando un vocabolario composto principalmente dalle seguenti parole: islamico, cristiano, musulmano, guerra santa, charlie hebdo, isis, al qaeda, kebab, imam, maometto, profeti e sticazzi.

Non si dovrebbe parlare di differenze, ma vaffanculo alla tanto osannata libertà di espressione.
Un'unica persona  può avere più potere religioso su di un altra (come in politica, medicina, scienza, ecc). Se ammette o condanna una cosa - può star bene o meno - è da prendere in considerazione.

Purtroppo per l'Islam questa cosa non succede a livello universale. Ci sono alcuni (Imam) che hanno più potere religioso di altri. Ma solo a livello locale.

Le tre divisioni principali del cristianesimo (cattolico, ortodosso orientale e protestante) hanno una figura che è a capo di ogni divisione e può parlare a nome di tutti.
Nell'Islam no.

Un mondo di interpretazioni o un mondo di verità?
Buona ricerca.






mercoledì 14 gennaio 2015

Alle Vignette preferisco le Viennette


Sarò fuori dal coro ma a me ste vignette di Charlie Hebdo mi fanno cacare. Nel senso proprio che non mi fanno ridere. Sono totalmente d'accordo sulla libertà di espressione ma c'è satira e satira. Ironia e ironia.
Non sono un appassionato di Crozza, non lo guardo spesso, ma da alcuni pezzi di video che ho avuto modo di vedere si ha la netta percezione che sia una satira intelligente, quasi geniale. Al di là del ridere tanto o poco, si capisce che esalta o prende di mira alcuni aspetti ironici di una cosa che impegna l'opinione pubblica. Oppure c'è l'esempio geniale di Zalone che credo sia l'unico che venga accettato da destra e sinistra perché fa ironia su argomenti che ci impegnano in dibattiti di lungo corso: l'omosessualità, l'immigrazione, la politica, l'eutanasia, gli schemi precostituiti, ecc.
E lo fa con battute, appunto, intelligenti.

Quindi non riesco a comprendere fino in fondo la motivazione per cui ci si debba spingere a fare satira spinta spinta. Quasi blasfema. Se lo scopo è far riflettere, dico sinceramente che non dia la possibilità di farlo. Se lo scopo è far ridere, c'è tanta altra satira più soft che lo fa.

Ripeto, sarò fuori dal coro, ma per la stessa libertà di espressione che giustamente viene osannata, le vignette non mi fanno ridere, non mi fanno pensare, non mi fanno arrivare al punto.






lunedì 12 gennaio 2015

Uniti in nome di cosa


A me fa leggermente impressione sentire che l'Europa si senta unita nella condanna al terrorismo nel nome di una libertà di espressione.
Nello stesso nome si rischia di tollerare quasi tutto. E lo dico con la consapevolezza di una differenza sostanziale tra i valori e il credo di una frangia estremista dell'islam. Non giriamoci attorno, l'Europa ha lentamente ma radicalmente abbandonato l'ideale per cui è nata e soprattutto la debolezza di quei valori che hanno forgiato un popolo sono stati dimenticati ormai in un cassetto. Da troppi anni.

Per cui stride la parola unità senza un oggetto che la renda potente, decisiva. Uno slogan o le matite non possono essere permanenti. Di permanente c'è ben poco.

Ma davvero pensiamo che il problema sia solo in un gruppo ristretto che rompe gli schemi?
I fatti di Parigi e in Nigeria sono un campanello d'allarme.

Spero vivamente che la morte di tanti innocenti possa essere uno sprone per andare al fondo di ciò che può prendersi la responsabilità di unire un popolo.
Un popolo che al momento si aggrappa su poche cose, pochissime ed effimere.



venerdì 9 gennaio 2015

Il silenzio degli innocenti


Sto seguendo con trepidazione gli eventi in corso a Parigi.
Parafrasando Kafka probabilmente esiste la pace ma nessuna via. Il tempo dell'odio si sta riaffacciando nuovamente sulla terra. Sembra la sceneggiatura di un film catastrofico.

Speriamo i nostri figli non debbano abbracciare le armi come hanno fatto i nostri nonni.
Il tempo dell'odio si può sconfiggere basta lasciar spazio alla verità di ognuno.
Tempo e Spazio. Così diversi eppure così drasticamente annullati contemporaneamente.