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martedì 4 febbraio 2014

La cultura del lamento


Al di là di Letta,
Confindustria e disfattismi,
una cosa è certa.
La cultura o il movimento del lamento avanza inesorabilmente.

A lavoro, sugli autobus, nelle mense, negli uffici, a casa, al bar, nei ristoranti, sui banchi di scuola, nelle aule professori, nei parlamenti, nel pubblico e nel privato, nelle aziende a girone unico, ovunque.

Ci si lamenta, si pontifica, si fa oppressione compulsiva e polemica a priori.
Perché in fondo non va questo, non va quest altro, non , non , non , , , , , ,,,,,,,,,,,,

Non sono un paladino del movimento del "tutto positivo" a priori e neanche del "non voglio vedere" e quindi non c'è. Lo facciamo tutti, su tutto, ci lamentiamo, pensiamo alla benzina, alla spesa, alla macchina, ai figli, alla casa, alla vita, agli amici, ai social network, alle, alla al, la, , , , , , ,,,,,,,,,

Oggi, di nuovo, le cose che ci stanno più care, ci sono. E anche quelle meno care.
Oggi il lamento si batte.
Oggi la vita è meravigliosa.





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@luterronpower