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mercoledì 19 febbraio 2014

Perché guardiamo Sanremo?












Ieri sera calcio dalle 20 alle 21. Bel match fino all'ultimo secondo.
Torno a casa devastato, mangio e poi divano a strafottere con un occhio alla tele e l'altro su Twitter.

Dai, Sanremo alla fine lo guardiamo (quasi) tutti, ma perché?
Uno spettacolo, certo, tanto e troppo pubblicizzato, certo,
intrattiene, certo, criticabile soprattutto, certo.

E poi ci sono cantanti che cantano, dubito.
La prima serata di Sanremo si può riassumere in 3 sillabe: CA-CA-CA.
Ovvero, Casta Carrà e Cat Stevens.
Tutto il resto non pervenuto.

Guardiamo il festival perché ci fa tornare bambini, esagerato.
L'Italia del dopoguerra, l'italia degli anni sessanta (con la i minuscola), insomma l'Italia dei nostri genitori - cresciuta a botte di tante mani in pasta e poco touchscreen - guardava Sanremo.
Idoli e superstars dell'epoca visti in un tubo catodico nella prima era delle televisioni a colori via cavo.
E infatti la rete è impazzita quando è entrata la Carrà, 71 anni ma a cifre invertite.

Noi siamo il frutto di quella generazione, almeno chi è sulla trentina deve ammetterlo.
Sarà riduttivo, certo.
Ricordo particolarmente serate in cui le canzoni facevano pena e facevano a botte con il playback; ricordo occhi stanchi che alle undici erano già socchiusi.

Non esiste il festival della canzone italiana, propriamente detto.
Come un buonissimo pranzo in un ristorante di Joe Bastianich.
Sanremo potrebbe essere simile ai grissini messi sul tavolo. Insomma ogni tanto ci dai e ti ricordi di mangiarli, magari solo all'inizio, il meglio è tutto il resto, i grissini non li guardi quasi più.

A proposito di grissini, oggi nasceva un gigante cinematografico italiano, un tipo particolare che è sempre stato se stesso, con una ironia innata e inspiegabile.
Fiato alle trombe, nasceva Troisi.
Forse l'apice della genialità italiana nel genere comico-drammatico.

Il mio blog si chiama Se Non Rido Non Vivo, chi mi conosce sa che non rido facilmente.
Bene, un prototipo di un film che mi fa morir dal ridere è "Non ci resta che piangere" del 1984 dove Troisi e Benigni vivono una fantastica avventura viaggiando indietro nel tempo.
Film geniale, da Oscar.

Ce l'avete quando Troisi cerca di spiegare a Leonardo le cose del futuro?
E se avesse dovuto spiegare il festival di Sanremo?
Il titolo del film non avrebbe perso di significato.


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@luterronpower

giovedì 13 febbraio 2014

Italia, paese di Santi


Siamo nella settimana dei santi più amati e odiati allo stesso tempo.
San Valentino per motivi sentimentaloidi e San Remo per motivi di emorroidi.

Il santo di Terni - decapitato sulla via Flaminia a 97 anni il 14 febbraio del 273 d.C. - è considerato in tutto il mondo il protettore degli innamorati.
San Remo non esiste come santo, ma Sanremo ha come protettore San Romolo, per cui prendetevala con lui al massimo.

Ebbene, diciamocela pure tutta.
La sete di consumismo a braccetto con la voglia di dare (e fare) spettacolo ad ogni costo abilitano a fare, a dire, a pensare, cose al limite della fantasia umana.

L'amore è una cosa seria, talmente seria, che basterebbe un secondo solo per dare senso a tutta la vita.
La TV è una cosa seria, talmente seria, che non basterebbe una vita intera.

Per cui albergatori, ristoratori, cantautori, porno-attori, editori, critici cinici e stitici, avanti con penna pizza cuori piccioni chitarre e mandolini...create pure la solita fiera del moralismo bieco e del finto perbenismo.
Io, il bacio perugina me lo mangio con attorno tutta la cartina.

Ciao proprio.